mercoledì, Dicembre 18, 2024
No menu items!
HomeNewsCARIATI - OSPEDALE, A DUE ANNI DALL’OCCUPAZIONE LA LOTTA CONTINUA

CARIATI – OSPEDALE, A DUE ANNI DALL’OCCUPAZIONE LA LOTTA CONTINUA

Ieri i Comitati Uniti per il Cosentino si sono incontrati nel piazzale del nosocomio. Qualcosa è cambiato ma c’è ancora tanto da fare

 di Maria Scorpiniti  (fonte “Il Quotidiano del Sud” 20.11.2022)

CARIATI – Il 19 novembre 2020, in piena pandemia e con i Dpcm che imponevano di stare a casa, un gruppo di cittadini, insieme agli attivisti del movimento Le Lampare e del comitato Uniti nella Speranza, decidono di occupare in maniera permanente un’ala del presidio ospedaliero “Vittorio Cosentino” di Cariati, chiuso nel 2010, chiedendone la riapertura. Ieri, a due anni esatti da quel giorno, gli stessi attivisti, che nel frattempo si sono costituiti sotto la sigla “Comitati uniti per il Vittorio Cosentino”, si sono ritrovati nel piazzale dell’ospedale per ripercorrere il cammino fatto e fare il punto sullo stato dell’arte.

Di certo, con l’occupazione dell’ospedale, si è riaperta una partita che sembrava definitivamente chiusa e si è preso coscienza della necessità di avere sul territorio un presidio che garantisca l’emergenza- urgenza e i Livelli Essenziali di Assistenza venuti meno dal 2010. I Comitati ricordano la sfida lanciata, due anni fa, da Gino Strada quando voleva riorganizzare la sanità calabrese cominciando da Cariati, “il posto giusto da cui ripartire”, mentre l’occupazione portava la questione alla ribalta televisiva regionale e nazionale e richiamava nella cittadina ionica politici, sindacati e associazioni. Ricordano anche la delusione di Strada, le cui parole sono contenute nel suo ultimo libro, quando, su Cariati, diceva che “a volte è più facile aprire un ospedale a Kabul”.

«Quando abbiamo occupato l’ospedale abbiamo ricevuto una solidarietà travolgente – rammentano ancora dai Comitati – la stanza occupata è diventata una piazza e dall’estero è arrivato il sostegno degli emigrati, oltre a tanti messaggi da ospedali italiani, città, da ogni angolo della Calabria, dalla Germania, Francia, Turchia, dal Cile, da tutto il mondo». L’occupazione finisce in Parlamento. Viene bloccata la stazione ferroviaria, la strada statale 106, i pescatori si mobilitano e manifestano con le loro barche. Tutti concordi a che l’ospedale venga riaperto al più presto. I Comitati ottengono incontri a Roma, Cosenza e a Catanzaro e cominciano ad arrivare i primi risultati.

Tutto questo a dodici anni dallo smantellamento in Calabria della sanità pubblica e dalla chiusura del nosocomio di Cariati – rimarcano gli attivisti. L’occupazione va avanti fino a luglio 2021. Intanto cambiano i Governi e Gino Strada non c’è più. Tutto sembra più difficile, la carenza di posti letto e di un sistema efficace di emergenza urgenza si fa sentire, insieme a tanta diffidenza e stanchezza, mentre si riprende la strada della migrazione sanitaria verso il Nord Italia.

Con l’avvento del nuovo commissario alla sanità e presidente della regione, Roberto Occhiuto, le cose prendono la giusta piega. Già in campagna elettorale, Occhiuto rilascia dichiarazioni precise: «Chiudere Cariati è stato un errore, verificherò le condizioni per l’apertura». I cariatesi gli danno fiducia: il suo candidato locale alle regionali, Leonardo Trento, incassa un migliaio di voti. I Comitati continuano a riunirsi. Bisogna portare sul tavolo del nuovo commissario la vertenza: Cariati deve rientrare nella rete ospedaliera. La spinta decisiva arriva da Roger Waters, leader dei Pink Floyd, con il suo straordinario appello “Aprite l’ospedale di Cariati, subito!” che fa il giro del mondo. Tornano le televisioni, la notizia supera i confini nazionali.

Occhiuto, a questo punto, riceve una delegazione dei Comitati a Catanzaro e prende impegni precisi: Cariati entrerà nella rete regionale come ospedale di zona disagiata e come ospedale di comunità. Nell’attesa di vedere nero su bianco gli impegni presi, si continua a lottare. «Arrivano altri timidi risultati – proseguono dai Comitati – in un contesto regionale e nazionale in cui, a pandemia quasi superata, ci riscopriamo senza medici, senza servizi sanitari e con i privati che stanno finendo di spolpare il Sistema Sanitario Nazionale. Ad esempio, mentre a Cariati chiediamo la riapertura del pronto soccorso, nel Nord Italia stanno già sperimentando l’esternalizzazione dei pronto soccorso ai privati».

La decisione finale sull’apertura di Cariati ora spetta a Roma. I funzionari del “Tavolo Adduce” stanno analizzando i debiti della sanità calabrese, la nuova rete ospedaliera  e il “bottino” da regalare ai privati, senza conoscere dove siano Cariati, Campana, Crucoli, Bocchigliero, Mandatoriccio o Scala Coeli e le strade che abbiamo per correre in ospedale. Non sanno che l’ospedale di Cariati è stato chiuso per motivi politici, nonostante i conti in ordine, e che altri nosocomi, uno di fianco all’altro, sono rimasti aperti con i conti per nulla in ordine. Lo stesso Occhiuto ha affermato che a Roma si discute senza conoscere la Calabria. «Se è vero che sul Vittorio Cosentino Occhiuto ha messo in gioco moltissima della sua credibilità – concludono i Comitati – per i cittadini è in gioco qualcosa di più importante: la vita, il presente e il futuro. Noi andremo avanti fino alla vittoria».

La storia dell’ospedale di Cariati e dell’occupazione approda anche al cinema. È già pronto il film – denuncia sullo sfascio della sanità pubblica italiana dal titolo “C’era una volta in Italia – Giacarta sta arrivando” di Federico Greco e Mirko Melchiorre, che uscirà a dicembre.

 

 

ARTICOLI AFFINI

ARTICOLI SUGGERITI