L’impegno di Alfonso Fazio, da tempo in Germania, per gli orfani di una Casa Famiglia. Ha aiutato la ristrutturazione dell’orfanotrofio e la costruzione di una scuola, ora sta lavorando per renderli autonomi dagli aiuti esterni
(di Maria Scorpiniti da “Il Quotidiano del Sud” 4 gennaio 2023)
CARIATI – Tornerà in Uganda al più presto, non appena l’epidemia di Ebola glielo consentirà, per continuare ad aiutare gli orfani di una Casa Famiglia a sud di Kasese, nella regione del Rwenzori, non lontano dalla Repubblica Democratica del Congo. Ad attendere Alfonso Fazio, emigrato da una vita in Germania, sono i piccoli ospiti della struttura di Kasese e Masika Calvin, una giovane ostetrica ugandese dedita da tempo all’accoglienza di 20 bambini orfani di entrambi i genitori. “Il Sogno di Masika” è il nome del progetto umanitario nato dal desiderio di garantire un futuro migliore ai bambini di oggi e a quelli che verranno, cosa non facile per la giovane ugandese che ogni giorno deve far quadrare i conti e sostenere le spese vive, nonostante sia molto attenta agli sprechi; infatti, occorre assicurare ai bambini un pasto caldo, cure mediche e l’accesso all’istruzione.
Quattro anni fa quasi per caso due giovani volontari, Marco ed Emanuele, che, oltre ad essere amici, dirigono un campeggio in Sardegna, sono venuti a conoscenza di quello che sta facendo Masika per aiutare questi bambini. Con una prima raccolta fondi, sono riusciti a rinnovare l’edificio e acquistare gli arredi, tra cui i letti per i bambini che fino a quel momento dormivano a terra, ma anche vestiti e cibo. Tre anni fa, durante una vacanza in Sardegna, anche Alfonso Fazio decide di aiutare Masika ed aderisce all’iniziativa di Marco ed Emanuele, che nel frattempo avevano costituito un’organizzazione di volontariato, la “Hopeworth Children Italia – Il sogno di Masika”, finalizzata a raccogliere donazioni per sostenere Masika e i bambini.
Alfonso Fazio è nato a Cariati, ma è emigrato in Germania da oltre 40 anni. Da bambino ha conosciuto la povertà e l’abbandono dei genitori che, partiti prima di lui, lo avevano affidato alle cure della nonna. In Germania, si è fatto apprezzare nel lavoro e per l’impegno politico e sociale che lo ha portato a ricoprire, tra le altre cose, il ruolo di consigliere provinciale dei Verdi a Waiblingen. Il benessere economico raggiunto non gli ha fatto mai rinnegare le proprie origini, per questo non ha esitato a collaborare con Marco ed Emanuele, e con gli altri volontari, soprattutto dopo essersi recato in Uganda ed aver constatato tanta povertà e la triste realtà dell’orfanotrofio di Kasese, un edificio senza corrente elettrica, con i muri senza intonaco.
Anche Fazio si è messo alla ricerca di nuovi fondi nella sua città di residenza, Waiblingen, trovando l’appoggio di alcune aziende che hanno cofinanziato il progetto e la costruzione di una scuola. Gli ultimi due anni sono stati di lotta con i Comuni – ricorda – per far arrivare alla Casa Famiglia la corrente elettrica. Il cariatese che, per l’appunto, è elettricista, ora metterà a disposizione la sua professionalità per costruire l’impianto elettrico dell’orfanotrofio, delle stalle e dell’edificio scolastico distante dalla Casa Famiglia circa 800 metri. «Non so se riusciremo a portare l’elettricità anche alla scuola – afferma – in caso contrario, installerò a mie spese un impianto fotovoltaico; avevo programmato di andare subito dopo Natale, purtroppo la zona è stata colpita dall’Ebola e dalla Malaria e al momento non è consigliabile andare in Uganda».
La scuola, anche senza elettricità, è frequentata dai bambini dell’orfanotrofio e da quelli che abitano nei dintorni. «Nel gennaio 2022 abbiamo ultimato i lavori – ricorda Fazio – e già nella prima settimana c’erano 134 bambini. Gli ospiti dell’orfanotrofio possono frequentarla gratis, i ragazzi esterni dovrebbero pagare contributo di pochi dollari». Ma ci sono genitori che contribuiscono con un gallo, un coniglio; chi non può, frequenta lo stesso.
Adesso Alfonso, Emanuele e Marco stanno lavorando ad un progetto più ambizioso: rendere l’orfanotrofio indipendente dagli aiuti esterni. «Abbiamo già impiantato un allevamento di maiali – asserisce Fazio – un progetto che ho completamente finanziato e sta andando bene, anche se ultimamente la peste suina ha rallentato tutto. Il ricavato basta a sostenere le spese vive e una volta a settimana i bambini possono mangiare la carne».
Ma c’è un altro, importante progetto: costruire una tendopoli nei pressi dell’orfanotrofio, che si trova a pochi passi da un Parco Nazionale frequentato ogni anno da 300mila visitatori. Una specie di villaggio con “casette” da fittare per un’entrata sicura. «Il nostro obiettivo è quello di renderli completamente autonomi – ribadisce Alfonso Fazio – ma siamo sempre disposti ad aiutarli qualora ne avessero bisogno. In questo progetto ci crediamo tanto, siamo contenti quando vediamo negli occhi dei bambini tanta gratitudine e felicità; sono rimasti orfani per tanti motivi, tra cui la morte prematura dei genitori per malattie pericolose che in Uganda non si riescono ancora a debellare, come la malaria e l’ebola, e ci sentiamo utili quando riusciamo ad alleviare un po’ della loro povertà. Anch’io da piccolo – conclude Fazio – sono cresciuto nella povertà, so cosa significa, per questo sono felice di fare qualcosa per alleggerire la sofferenza di questi bambini». Il suo sogno, lo stesso di Masika, Emanuele, Marco e degli altri volontari, è molto semplice: dare ai piccoli la speranza di un futuro migliore.