I sanitari del Punto di Primo intervento salvano un bambino dopo lo shock anafilattico. La gratitudine dei genitori ai medici di turno per la loro professionalità
di Maria Scorpiniti (fonte “Il Quotidiano del Sud” 14 gennaio 2023)
CARIATI – «Mercoledì scorso, mio figlio è rinato una seconda volta grazie alle cure tempestive e alla professionalità di medici e infermieri del Punto di Primo Intervento di Cariati». Papà Tommaso De Sio non riesce ancora a parlarne senza far trapelare la grande paura che ha avuto, insieme alla moglie Simona, di perdere Antonio, un bellissimo dodicenne biondo dagli occhi azzurri che mercoledì sera è stato salvato dai sanitari in servizio presso il “Vittorio Cosentino” di Cariati. Con la voce rotta dall’emozione, esprime la sua immensa gratitudine, in particolare, per il medico di turno quella sera, il dottor Lorenzo Formaro, e per l’infermiere Cataldo Fortino che sono riusciti a bloccare lo shock anafilattico, una gravissima reazione allergica che con estrema rapidità stava soffocando il bambino poiché aveva generato un edema labiale e della lingua e una insufficienza respiratoria.
Ciò che emerge dal racconto dell’uomo, di professione Vigile del Fuoco, è l’importanza di avere sul territorio un presidio salvavita come può essere il PPI di Cariati che troppo spesso si trova ad effettuare prestazioni d’urgenza proprie di un Pronto Soccorso. Antonio, infatti, quella terribile sera, e in quelle condizioni, non avrebbe fatto in tempo a raggiungere il Pronto soccorso dello spoke più vicino, il “Giannettasio” di Rossano.
E questo emerge chiaramente dalla stessa ricostruzione che papà Tommaso fa della vicenda. «Era una serata tranquilla, trascorsa in famiglia – ricorda – avevamo mangiato una pizza e concluso la cena con la frutta secca. Antonio è un soggetto allergico sin dalla nascita, ma era la prima volta che mangiava delle noccioline. Appena assaggiate, ha cominciato a sentire un forte senso di soffocamento, non riusciva a respirare e aveva gonfie le labbra, la lingua e la gola. Sono anche comparsi dei puntini rossi pruriginosi su tutto il corpo. Non riusciva neanche a parlare – continua Tommaso De Sio – rispondeva alle nostre domande toccandosi il petto e la gola». Con Simona, hanno capito subito la gravità della situazione e si sono precipitati all’ospedale “Vittorio Cosentino”, dove il bambino è giunto quasi senza coscienza. Il dottore Formaro ha immediatamente inquadrato il problema e ha provveduto con la somministrazione di diversi farmaci, tra cui l’Adrenalina a motivo della pressione arteriosa e della saturazione elevate.
«Mentre la vita di nostro figlio era nelle mani dei sanitari – prosegue papà Tommaso – io, mia moglie e i parenti, che nel frattempo ci avevano raggiunti, eravamo sconvolti e disperati. Quei tragici, decisivi minuti ci sembravano infiniti, e ci stavamo preparando al peggio. Poi la voce dell’infermiere Fortino, con l’annuncio che il bambino si stava riprendendo e la considerazione che, se avessimo temporeggiato di qualche minuto, di sicuro non ce l’avrebbe fatta».
Dopo circa un’ora, la gioia di riabbracciare Antonio che, in via precauzionale, è stato poi trasferito nel reparto di pediatria di Corigliano – Rossano da dove, il giorno successivo, ha fatto rientro a casa. È proprio il caso di dire “sano e salvo”.
Una storia a lieto fine e un caso di buona sanità che suscita, tuttavia, numerosi interrogativi circa la necessità di avere al più presto un vero e proprio Pronto soccorso che garantisca l’emergenza urgenza ai cittadini di un intero territorio che hanno il diritto di essere curati e di non morire lungo il tragitto, alla ricerca dell’ospedale più vicino. La storia del piccolo Antonio può essere emblematica per far comprendere ai politici e al commissario ad acta regionale Roberto Occhiuto che è urgentissimo riaprire l’ospedale di Cariati, punto di riferimento di un vasto comprensorio di circa 80 mila abitanti. Il “Cosentino”, da quanto si è appreso, è inserito nella nuova rete ospedaliera regionale approvata di recente dai Ministeri, ma la storia di Antonio deve spingere chi di dovere ad accelerare la riapertura, superando ogni lungaggine burocratica per non avere sulla coscienza coloro che non ce la fanno a raggiungere l’ospedale più vicino.
MARIA SCORPINITI