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PIETRAPAOLA – PREGHIERA DIOCESANA PER I MIGRANTI MORTI NEL NAUFRAGIO DI CUTRO

Il monito di mons. Aloise: “La cultura della vita prevalga su quella della morte”. Al termine, il lancio in mare di una corona di fiori

PIETRAPAOLA – «La cultura della vita deve prevalere su quella della morte. Sempre. Non possono essere gli interessi economici a guidare le sorti dell’umanità. I cuori di chi è morto in questo mare, soprattutto i cuori di tutti quei bambini, non devono smettere di battere, il loro battito è il nostro battito ogni volta che sceglieremo la via della vita». Sono le toccanti parole dell’arcivescovo di Rossano Cariati, mons. Maurizio Aloise, ieri mattina a Pietrapaola per presiedere il momento di preghiera e riflessione in ricordo delle vittime, finora 73 tra cui 29 minori, del terribile naufragio avvenuto nel mare di Steccato di Cutro nella notte tra il 25 e il 26 febbraio.

È stata la stessa Arcidiocesi di Rossano-Cariati ad organizzarlo, insieme all’Ufficio diocesano per l’Apostolato del Mare diretto da don Giuseppe Ruffo e alla Fondazione Migrantes guidata da Giovanni Fortino, in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Pietrapaola, la parrocchia Santa Maria delle Grazie guidata da don Umberto Sapia e l’Istituto Comprensivo di Mandatoriccio (plesso di Pietrapaola) diretto da Mirella Pacifico. Erano presenti i parroci del territorio, il sindaco di Pietrapaola Manuela Labonia e i colleghi dei comuni limitrofi.

Il primo momento in parrocchia è stato animato dai bambini delle scuole con poesie, canti e profonde riflessioni. Proprio a loro, veri protagonisti della mattinata di preghiera, mons. Aloise si è rivolto, sottolineando i sogni e le speranze che ognuno di quei cuori custodiva e invitando i presenti ad amare e accogliere la vita.

Nel suo intervento, il sindaco Manuela Labonia ha esordito affermando di volersi spogliare della veste politica per essere «la donna, la sorella, la figlia, la mamma, l’amica di chi ha perso e piange quella donna, quella sorella, quella figlia, quella madre, quell’amica morta annegata nel mare di Steccato di Cutro, trascinata a riva con gli occhi ancora pieni di sogni, acqua salata e sabbia». Richiamando poi Primo Levi, ha affermato il valore della memoria collettiva, affinché l’orrore non debba ripetersi mai più.  Invece – ha continuato – tragedie come quella di Cutro sono già accadute su altre coste, con uomini, donne e bambini deportati da scafisti “traghettatori e mercanti di anime”, in un viaggio nel quale ogni sogno o speranza può essere infranto tra le onde di un mare che diventa il loro cimitero. «L’umanità intera – ha proseguito l’avv. Labonia – non deve più assistere disinteressata ed indifferente dinanzi ad eventi come questo. Dobbiamo ricordare che le nostre generazioni passate furono anch’esse emigranti. È nostro dovere – ha concluso – tramandare ai giovani il ricordo di quanto accaduto perché l’umanità ancora dimentica, ancora non impara, ancora commette gli stessi errori».

Dopo il lancio dei palloncini bianchi da parte più piccoli delle scuole dell’infanzia, è iniziato il corteo lungo la Strada Statale 106, aperto dal grande striscione degli studenti più grandi con la scritta “Per cercare la libertà… dal mare siete arrivati e in cielo siete volati”. Infine, l’emozionante  momento all’arrivo sulla spiaggia, con il lancio in mare di una corona di fiori in omaggio alle vittime del naufragio.

di Maria Scorpiniti (fonte: “Il Quotidiano del Sud “dell’11 marzo 2023)

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