SCALA COELI – Paura, preoccupazione e rabbia sono i sentimenti che in queste ore prevalgono tra i cittadini del Basso Jonio cosentino e l’Alto Crotonese per quello che viene definito dai più “un disastro annunciato”. Una situazione che sembra sfuggita di mano, con risvolti maggiori di quelli previsti. Tutto è partito dal sequestro della discarica privata di rifiuti speciali non pericolosi di contrada Pipino, nel Comune di Scala Coeli, operato giovedì scorso dal Nucleo Carabinieri Forestale di Corigliano -Rossano, necessario ad evitare danni ambientali, ricostruire la vicenda e accertarne cause ed eventuali responsabilità. I militari, giovedì, si erano trovati di fronte ad un ingente quantitativo di percolato, proveniente dalla discarica, che si stava riversando nel torrente Patia/Cacciadebiti, affluente del fiume Nicà, causando una grave compromissione dei corsi d’acqua. Dai primi rilievi, sembrerebbe che la fuoriuscita del rifiuto sia stata causata da una rottura del tubo di aspirazione del percolato che avrebbe dovuto consentire lo stoccaggio in un’apposita vasca, in attesa del definitivo smaltimento.
Percolato che, attraverso il fiume Nicà, è stato avvistato in mare con tanto di torbidità delle acque, per cui ieri mattina i sindaci Cataldo Minò di Cariati e Cataldo Librandi di Crucoli hanno deciso di emettere, in via precauzionale e per motivi igienico – sanitari, le rispettive ordinanze di divieto di balneazione, pesca e approvvigionamento idrico. Per Cariati, il divieto riguarda la lunghezza di 1 Km a nord della foce del Nicà, per Crucoli 1 Km a sud. Anche Paolo Pignataro, sindaco di Terravecchia, con un’ordinanza impone il divieto di approvvigionamento idrico dal fiume Nicà.
Il sindaco di Scala Coeli Giovanni Matalone, invece, per ragioni di pubblica incolumità, ha emesso un’altra ordinanza con cui vieta la circolazione dei veicoli sul tratto stradale che costeggia il Vallone Capoferro, sottostante alla discarica, e nel tratto compreso tra l’incrocio con la SP1 della Provincia di Crotone e la strada Capoferro Pipino, ad esclusione dei mezzi meccanici impiegati per i lavori e i veicoli degli organi preposti al controllo delle operazioni e al monitoraggio ambientale.
Fin qui sembrerebbe tutto sotto controllo. Ieri, invece, nello specchio d’acqua di Calopezzati (circa 18 Km da Cariati) gli agenti della Polizia Municipale, a seguito di un sopralluogo effettuato ore 12.30, notavano la presenza di acque torbide di colore scuro e maleodoranti, “presumibilmente dovute allo sversamento di liquami delle acque fluviali”. Valutato l’altissimo potenziale di rischio per la salute pubblica, il sindaco Antonello Giudiceandrea ha firmato, nella giornata di ieri, l’ordinanza di divieto di balneazione e di pesca nel tratto di mare posto nel comune di Calopezzati, fino al ripristino delle condizioni di usabilità.
Alla luce di ciò, il movimento Le Lampare di Cariati ha sollecitato il sindaco Minò di estendere il divieto di balneazione e pesca anche a tutto il litorale cariatese, in attesa delle analisi delle acque da parte di Arpacal che saranno effettuate lunedì prossimo. “I danni sono davvero incalcolabili – affermano gli attivisti delle Lampare – anche i Comuni interessati e gli operatori turistici, come Legambiente, dovrebbero costituirsi parte civile negli eventuali processi volti ad individuare le responsabilità di ciò che è accaduto”. Da quanto si è appreso, nella serata di ieri i sindaci del territorio si sono ritrovati insieme per decidere il da farsi.
Maria Scorpiniti