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DISCARICA SCALA COELI – PERCOLATO, PRESSING DI LEGAMBIENTE

«Perché non si divulgano i risultati delle indagini?». Gli attivisti chiedono l’accesso agli atti

SCALA COELI – «Il codice ambientale nello Stato di Pipino non vale, perché non si divulgano i dati delle indagini?». Lo afferma con amarezza e con una punta di ironia il Circolo Legambiente Nicà di Scala Coeli, che torna su una vicenda spinosa, quella dello sversamento di percolato nel torrente Patìa proveniente dalla discarica per rifiuti speciali di località Case Pipino, nel Comune di Scala Coeli, avvenuto il 22 giugno scorso. «A quanto pare ci si muove a tentoni mortificando il codice ambientale – affermano dall’Associazione -. L’art. 242 del Dlgs 156/2006, nel caso di specie, prevede che la Bieco avrebbe dovuto comunicare nell’immediato ai comuni interessati, alle province, regione e prefetture lo sversamento del percolato, effettuare un’indagine preliminare sui parametri oggetto dell’inquinamento e, ove accerti che il livello delle Concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) non sia stato superato, ne dà notizia con apposita autocertificazione al comune e alle province competenti per territorio entro quarantotto ore dalla comunicazione».

Nei successivi 15 giorni ArpaCal – continuano da Legambiente – avrebbe dovuto verificare la veridicità dell’autodichiarazione e qualora l’indagine preliminare accerti l’avvenuto superamento delle CSC anche per un solo parametro, il responsabile dell’inquinamento ne dà immediata notizia al comune e alle province competenti per territorio con la descrizione delle misure di prevenzione e di messa in sicurezza di emergenza adottate. Nei successivi trenta giorni, poi, bisogna presentare alle amministrazioni e alla regione il piano di caratterizzazione.

Legambiente si chiede se, ad oltre un mese dallo sversamento del percolato, sia stato fatto tutto ciò, ribadendo la propria fiducia nell’operato degli organi inquirenti. Per avere delle risposte, in data 15 luglio ha inviato alla Prefettura di Cosenza, alle Province di Cosenza e Crotone, nonché ai comuni di Scala Coeli, Cariati, Crucoli e Terravecchia, al Dipartimento Ambiente della Regione Calabria e al presidente della Giunta Regionale Roberto Occhiuto una richiesta di accesso agli atti. Va avanti Legambiente: «Quello che abbiamo visto è che la Bieco ha asportato (non tutto) il percolato dai corsi d’acqua, mentre dal Dipartimento Ambiente, dopo un affrettato tavolo tecnico del 6 luglio scorso, a distanza di oltre trenta giorni dallo sversamento, nulla trapela in merito allo stato di contaminazione e all’eventuale piano di caratterizzazione».

E ancora: «Se da una parte le indagini ArpaCal sono secretate dalla Procura, non lo saranno di certo le indagini preliminari della Bieco e né tantomeno l’eventuale autocertificazione di non superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione». Per Legambiente, le popolazioni della BioValle del Nicà  hanno il diritto di sapere se l’ambiente che li circonda è salubre.

 

 

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