Successo per l’evento “La bella Calabresità produttiva ed orgogliosa da raccontare e sostenere”
CARIATI – I soci dell’associazione “Fatto in Calabria”, presieduta da Katia Oliva, si sono ritrovati presso il Museo Civico di Cariati sabato scorso per un confronto sul tema “La bella Calabresità produttiva ed orgogliosa da raccontare e sostenere”. A fare gli onori di casa, il sindaco Cataldo Minò, la direttrice del Museo del mare, dell’agricoltura e delle migrazioni Assunta Scorpiniti, il delegato per l’area ionica cosentina di Fatto in Calabria e organizzatore dell’incontro Cataldo Formaro.
Tanti gli spunti di riflessione sullo stato dell’economia calabrese e le sollecitazioni a contribuire, ciascuno per la propria parte, ad un percorso di crescita comune. Occorre innanzi tutto acquisire maggiore consapevolezza della bellezza della nostra regione – ha affermato Formaro, esaltando Cariati che, come altri centri della Calabria, è paragonabile ad un grande resort da godersi ogni giorno. Di contro, sono emersi i punti di debolezza della regione: insufficiente capacità di intercettare e spendere i fondi del PNRR, scarse competenze digitali dei calabresi rispetto ad altre regioni, poca collaborazione tra imprenditori.
Secondo la presidente Katia Oliva, bisogna saper comunicare “la bella Calabresità”, quella cioè che produce e valorizza la regione e i territori, andando a sdoganare stereotipi negativi. Affermazioni condivise dai presenti, a iniziare da Fortunato Amarelli, amministratore delegato dell’omonima fabbrica della liquirizia di Corigliano Rossano, che lodando la funzione del museo civico di Cariati, custode della memoria, ha raccontato come la sua famiglia abbia inteso mantenere in vita una realtà imprenditoriale molto particolare, vincendo la scommessa. L’Amarelli oggi è infatti un brand conosciuto in tutto il mondo e questo è possibile – ha detto – solo se si mette amore in quello che si fa.
Pure i calabresi che lavorano all’estero portano in alto il nome della regione – ha aggiunto Cataldo Formaro, che è spesso fuori l’Italia per il suo qualificato lavoro di interior designer. Un concetto ripreso da Filomena Tangari, figlia del noto imprenditore Pietro, in arte Pedro’s, che ha parlato della recente esperienza del suo papà in Togo, dove ha impiantato un laboratorio per aspiranti pizzaioli.
Ma ciò che davvero frena lo sviluppo della Calabria è l’incapacità di fare rete. A metterlo in risalto è stato l’imprenditore Giuseppe Paonessa: «Siamo formidabili fuori dai nostri confini, ma in Calabria non riusciamo a collaborare. È necessario comprendere che la Calabria se vuol crescere deve affacciarsi ai mercati internazionali con grandi aziende e non con una galassia di microimprese». Per Michele Rizzo, chef pluripremiato che privilegia solo materie prime calabresi e fa conoscere al mondo i prodotti della nostra gastronomia, occorre innovazione e capacità di guardare lontano. Da qui il discorso sul turismo, sviluppato da Antonio Scarnato, delegato alle politiche per i turismi e marketing territoriale per il Comune di Cariati, secondo il quale è necessaria maggiore collaborazione fra imprese e fra pubblico e privato. Infine per l’edilizia Marco Curti, coordinatore nazionale Ance Giovani per la Macro Area Sud, ha asserito che il sistema edile calabrese è un vanto per competenze e capacità.
Hanno dato il loro contributo al dibattito Francesco Intrieri e Giuseppe Gagliardi, Natalino Aloise e altri imprenditori giunti dal Tirreno e dall’area urbana cosentina, nonché dalla Valle del Crati. Prima delle conclusioni, affidate al responsabile della comunicazione di Fatto in Calabria, Ferdinando Isabella, in sala c’è stato un lungo applauso di solidarietà e vicinanza al giornalista Luigi Cristaldi, colpito nelle scorse ore da un atto intimidatorio.