Il presidio si prepara alla riapertura come ospedale di zona disagiata
CARIATI – Se il presidente commissario ad acta della Regione Calabria Roberto Occhiuto sta cercando, gradualmente, di fare uscire dal coma la sanità calabrese – come lo stesso governatore ha affermato in diverse occasioni pubbliche – a Cariati si potrebbe gridare al miracolo, poiché il paziente era addirittura deceduto nel lontano 2010. A “risuscitare” l’ospedale Vittorio Cosentino è stata la volontà del Governatore, il quale ha ammesso che la sua chiusura fu un grave errore al quale bisognava porre rimedio, prendendo impegni precisi. Ma gran parte del merito va anche alla lunga mobilitazione dei cittadini che, esasperati dalla continua depauperazione dei servizi sanitari essenziali e dall’emergenza incalzante dovuta alla pandemia, nel novembre 2020 decisero di scendere in piazza per rivendicare il diritto negato alla salute e alle cure, con tanto di occupazione di un’ala dell’ospedale. Fino a luglio 2021, quando la sala occupata venne adibita ad ambulatorio per l’esecuzione dei tamponi. La protesta, tuttavia, non si è mai fermata e il caso Cariati, diventato l’emblema della lotta collettiva per ottenere i diritti negati, ha oltrepassato i confini territoriali e ha messo in discussione la logica sciagurata che ha portato a tagliare sempre più i fondi della sanità pubblica.
Oggi, a distanza di 14 anni dalla chiusura ad opera del Piano di rientro dell’allora governatore Scopelliti, il presidio cariatese declassato in Capt torna ad essere ospedale e si prepara a ripartire. La conferma definitiva è arrivata nei giorni scorsi dal tavolo di verifica interministeriale che ha dato il via libera al nuovo Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera, già approvato in Regione nel luglio 2023.
In base al documento approvato dai Ministeri romani, il “Cosentino” sarà ospedale di zona disagiata integrato con lo spoke di Corigliano Rossano, in grado di trattare patologie acute a bassa intensità di cure. Al suo interno, saranno attivati 20 posti letto di Medicina generale, day surgery per prestazioni di chirurgia generale, 4 posti letto in day hospital di Cardiologia, servizi dedicati di Gastroenterologia e Oncologia. Entreranno in funzione, inoltre, i posti letto tecnici di Obi (Osservazione breve intensiva) presso il nuovo Pronto soccorso, i cui lavori di ristrutturazione, finanziati dall’Asp di Cosenza con circa 800mila euro, sono ancora in corso e, si spera, in dirittura d’arrivo. Sarà garantita anche l’attivazione di sistemi informatici di collegamento con lo Spoke, tale da garantire la qualità e la sicurezza delle prestazioni, con la possibilità di eseguire indagini radiologiche attraverso la trasmissione di immagini al centro Spoke.
La struttura di Cariati, nel Piano regionale targato Occhiuto, diventerà anche Centro di riabilitazione specialistica per le malattie di Parkinson e Alzheimer. Il presidio ospedaliero sarà integrato, inoltre, a una struttura territoriale complessa e composita, come l’Ospedale Territoriale (Casa di Comunità, Ospedale di Comunità, UCCP (Unità complesse cure primarie), AFT (Aggregazioni funzionali territoriali), MCA (Medici di continuità assistenziale), postazione 118.
Restano attivi tutti gli altri servizi afferenti al locale Distretto sanitario, i posti di Emodialisi e i 20 posti letto di lungodegenza della Rsa medicalizzata, gli specialisti ambulatoriali, il Centro di salute mentale, il Consultorio, la Radiologia e il Laboratorio analisi. Servizi tutti da potenziare con personale e strumenti.
È un buon inizio, ma molti ritengono che a Cariati 20 posti letto di Medicina siano assolutamente insufficienti per liberare il pronto soccorso. Ce ne vorrebbero almeno 40. La nuova configurazione dovrebbe infatti dare risposte alla domanda di sanità di un vasto territorio che va dal Basso Jonio cosentino all’Alto Crotonese, compresi i centri collinari dell’entroterra. Qualcosa come 80mila residenti, che in estate triplicano.
I cittadini che hanno affiancato i Comitati nella mobilitazione restano scettici sulle modalità e i tempi di realizzazione del Piano che, com’è prassi, potrebbero andare per le lunghe. Bisogna far presto – dicono – per riportare una sorta di normalità in un territorio abbandonato per anni da chi se ne ricordava solo nel periodo elettorale.
La rotta, comunque, sembra invertita. A Cariati, in vista della riapertura, nei mesi scorsi sono arrivati quattro medici cubani, alcuni infermieri, una Tac di ultima generazione, due ecografi. I lavori del nuovo Pronto Soccorso, con un investimento da parte di Asp di oltre 800mila euro, stanno procedendo, anche se a rilento rispetto alla tabella di marcia prevista. Avrebbe dovuto essere inaugurato nell’ottobre scorso, poi a fine dicembre, e al momento non c’è una data certa. Non si sa neanche quando arriverà il mammografo, indispensabile nella prevenzione del carcinoma al seno, già acquistato dall’Asp di Cosenza.
A completare il quadro, nelle adiacenze dell’ospedale sarà realizzata una elisuperficie idonea al volo notturno per la gestione dell’emergenza urgenza. Anche qui c’è un altro scoglio da superare: il terreno sul quale dovrà essere posizionata la pista di atterraggio appartiene ad un privato e, da quanto si è appreso, il Comune sta procedendo all’acquisto del suolo.
Da fonti Asp, apprendiamo anche dell’imminente costituzione un gruppo di lavoro che dovrà verificare le modalità e i tempi di attivazione di ciò prevede per Cariati la nuova Rete ospedaliera. Per conoscere la dotazione di personale dedicato, altro aspetto affatto secondario, bisognerà invece attendere la pubblicazione dell’atto aziendale dell’Asp di Cosenza.
I Comitati non abbassano la guardia e chiedono di conoscere la tempistica
Soddisfatti gli attivisti dei Comitati Uniti e del gruppo Le Lampare che negli ultimi quattro anni hanno lottato in prima linea per riportare a Cariati la sanità pubblica. «Con il decreto di luglio 2023 è cambiato tutto. – afferma il portavoce Mimmo Formaro – Essere per legge nella rete ospedaliera ci impone di chiedere ad Asp di eseguire le linee del decreto, di fare l’atto aziendale col nuovo fabbisogno del personale e di rendere al pubblico i servizi concepiti dalla nuova configurazione». Formaro, dopo l’eliminazione del Reddito di cittadinanza che ha fatto aumentare la povertà, ritiene che cittadini e istituzioni locali debbano difendere ancora di più il diritto alla cura e alla sanità pubblica.
Puntualizza: «Siamo preoccupati perché il Governo di centrodestra a guida Meloni sta attuando la fase distruttiva finale, in linea con i Governi lo hanno preceduto. A livello locale, ci rendiamo conto che l’attenzione dovrebbe essere maggiore da parte di tutti perché il Governo, di cui Occhiuto è parte politica, tra autonomia differenziata e ulteriori tagli alla sanità, ha dichiarato guerra non solo ai cittadini, ma anche alla Costituzione e ai suoi valori fondamentali».
E mentre fino a ieri la richiesta dei Comitati era quella di ottenere un Pronto Soccorso al posto del Punto di Primo intervento, e di aprire almeno un reparto con posti letto per acuti, ora, invece, chiedono solo di conoscere la tempistica dei lavori riferiti al programma. «Siamo convinti – dichiara Formaro – che chi comanda continui a picconare il Servizio Sanitario Nazionale, i fondi per la sanità continuano a essere pochi mentre aumentano le spese militari e crolla il potere d’acquisto dei cittadini. Con l’autonomia differenziata – conclude – si finirà di dividere il Paese definitivamente».
La mobilitazione e l’appello di Roger Waters
Tutto è partito il 19 novembre 2020, quando, in piena pandemia, un “manipolo di ribelli” decise di intraprendere un’impresa titanica: chiedere la riapertura di un ospedale ingiustamente chiuso, occupandolo. L’ala al piano terra, a fianco dell’ex cappella, diventò presto un luogo di incontro e di lotta per rivendicare il diritto alla salute. «Il posto giusto da cui ripartire» – lo aveva definito il grande Gino Strada, a Crotone con Emergency per dare una mano all’emergenza Covid. Da allora, è stato un susseguirsi di appelli, sit-in, richieste, incontri nei ministeri e in regione, fino alla vittoria. A vincere – aveva ammesso il presidente Occhiuto – sono stati i cittadini di Cariati, che hanno saputo difendere il loro ospedale. Ma bisogna riconoscere che anche la politica, locale e regionale, questa volta ha fatto la sua parte.
Tra i maggiori sostenitori della riapertura dell’Ospedale di Cariati c’è Roger Waters, fondatore dei Pink Floyd e rockstar internazionale. Il suo “Aprite l’ospedale di Cariati, subito!” ha fatto il giro dei social e dei giornali internazionali. Dopo l’appello, gli attivisti cariatesi lo hanno incontrato a Bologna, dove, durante il concerto, ha chiesto ai governanti di investire sugli ospedali calabresi e non sulle armi.
Il docufilm “C’era una volta in Italia – Giacarta sta arrivando”
I registi Federico Greco e Mirko Melchiorre, a Crotone con Gino Strada, dopo aver appreso della vicenda del “Cosentino” decisero di raggiungere Cariati e di realizzare un documentario con i protagonisti dell’occupazione. In parallello, hanno intervistato intellettuali, esperti e giornalisti sul tema dello smantellamento della sanità pubblica in favore di quella privata. Il film sulla vicenda emblematica dell’ospedale di Cariati ha fatto il giro delle sale cinematografiche italiane, riscuotendo sempre successo e suscitando interessanti dibattiti al termine di ogni proiezione.
“Una storia fantastica da raccontare”, per Greco e Melchiorre, emblematica di ciò è accaduto non solo in Calabria, ma nel mondo. Una storia che ha conquistato Roger Waters, il quale ha promesso che, appena ne avrà la possibilità, verrà a Cariati.
L’ospedale aperto nel 1978, chiuso in era Scopelliti
L’ospedale di Cariati ha iniziato la sua attività l’1 gennaio 1978, fino al 2010, anno del decreto di chiusura delle sue funzioni ospedaliere in base al Piano di rientro targato Giuseppe Scopelliti. Gradualmente, sono stati smantellati tutti i reparti. I posti letto, 120 in totale, erano distribuiti nei reparti: Medicina, Cardiologia, Chirurgia, Ostetricia e Ginecologia, Pediatria. C’erano il Pronto Soccorso con l’anestesia, il laboratorio analisi, la radiologia, l’Emodialisi, il distretto sanitario con gli specialisti ambulatoriali, il Cim.
L’ospedale, al momento dell’iniqua chiusura, aveva i conti in attivo e non aveva mai fatto registrare un caso di malasanità. A Cariati, solo per dare l’idea, nascevano 700 bambini all’anno. Dal 1978, nell’ospedale intitolato al suo primo presidente, Vittorio Cosentino, scomparso prematuramente, sono nati in totale 30mila bambini.
In base al Piano di Scopelliti, la struttura venne declassata in Capt, con un Punto di Primo Intervento, un punto prelievi, la radiologia, una Rsa medicalizzata con 20 posti di lungodegenza, l’Emodialisi con 8 posti rene, i servizi afferenti al Distretto sanitario (ambulatori di cardiologia e chirurgia, specialisti ambulatoriali, igiene e prevenzione), il Consultorio, il Cim.
Maria Scorpiniti (“Il Quotidiano del Sud”21 marzo 2024)
(nelle foto, i lavori in corso del nuovo Pronto Soccorso)