La protesta simbolica del sindaco Chiarello dopo l’approvazione dell’autonomia differenziata: “Addio al principio di sussidiarietà”
CAMPANA – Bandiera italiana listata a lutto nel centro presilano, all’esterno del Municipio, a seguito dell’approvazione definitiva della legge sull’autonomia differenziata da parte del Parlamento. La singolare iniziativa di protesta è del sindaco Agostino Chiarello, che incarna il pensiero della maggior parte dei cittadini del centro collinare della Sila Greca, nel Basso Jonio cosentino.
Chiarello non riesce a comprendere come mai alcuni parlamentari calabresi abbiano votato a favore di una legge dello Stato che ne stravolge il funzionamento, mentre, al contrario, avrebbero dovuto prendere le distanze ponendosi in opposizione al Governo che l’ha promulgata. La stessa cosa dovrebbero fare i sottolivelli istituzionali.
«C’è stato chi ha dichiarato la propria contrarietà – afferma il primo cittadino di Campana – ma se dopo le dichiarazioni resta tutto immutato, allora sono solo dichiarazioni di facciata. Ricordo a tutti che il Presidente della Regione Calabria ha votato favorevole durante la Conferenza Stato Regioni al provvedimento sull’autonomia differenziata. Se poi avesse cambiato idea successivamente, avrebbe potuto informare il fratello Senatore della Repubblica che, anch’esso, ha votato favorevole. Ci trattano come sudditi idioti invece che come cittadini liberi da servire, hanno svenduto la nostra dignità per il loro futuro politico, sventolando il vessillo della Regione Calabria come una beffa per tutte le nostre comunità».
Il sindaco di Campana ricorda che, con la legge dell’autonomia differenziata, i “fascio-leghisti” hanno decretato la secessione. «Non esisterà più il principio di sussidiarietà – puntualizza amareggiato – chi più ha più avrà, chi era già in sofferenza sprofonderà nella morte civile. I parlamentari del meridione che hanno votato questa infamia per direttive di partito risponderanno alla loro coscienza, sempre che ne abbiano una. La storia ricorderà uno ad uno i loro nomi e chi li ha votati ne è complice. L’unica speranza – conclude Agostino Chiarello – è il referendum per abrogare questa iniqua legge».
Maria Scorpiniti