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DISCARICA DI SCALA COELI – MISURE CAUTELARI PER DIRETTORE DEI LAVORI E FUNZIONARIO ARPACAL

SCALA COELI – Nell’ambito della vicenda della discarica di Scala Coeli, il procuratore della Repubblica di Castrovillari, Alessandro D’Alessio, ha firmato un nuovo provvedimento che prevede la misura cautelare per due persone: il direttore dei lavori e un funzionario di Arpacal. Nella giornata di ieri, 28 novembre, i Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Catanzaro, supportati dai militari del Comando provinciale Carabinieri di Cosenza, hanno dato esecuzione all’ordinanza di misura cautelare personale con la quale il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Castrovillari, su richiesta della Procura della Repubblica, ha applicato la misura del divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale di ingegnere, per la durata di mesi dodici, nei confronti del Direttore dei Lavori relativi alla realizzazione del secondo invaso della discarica, e al quale è provvisoriamente contestato il concorso nel reato di disastro ambientale.

Con il medesimo provvedimento, il Gip ha applicato anche un’altra misura cautelare della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio nei confronti di un funzionario dell’Arpacal in relazione alla provvisoria imputazione di rifiuto di atti di ufficio (art. 328, comma 1, c.p.).

Le misure arrivano dopo che la stessa Procura, lo scorso 29 ottobre, aveva disposto il sequestro della discarica per rifiuti speciali non pericolosi di Scala Coeli per il presunto delitto di disastro ambientale, iscrivendo nel registro degli indagati 5 persone.

A livello di gravità indiziaria, salvo successive verifiche, la Procura ritiene che il Direttore dei Lavori avrebbe concorso con altri soggetti (l’amministratore del tempo della società titolare della discarica, i due amministratori della società esecutrice dei lavori relativi all’impianto, l’amministratore della società che ha realizzato l’impermeabilizzazione dell’invaso), nel reato di disastro ambientale. Avrebbe, sempre in base alle indagini, concordato con essi l’installazione di una tubazione, successivamente tombata, con diametro di 60 centimetri e lunghezza superiore a 60 metri, non prevista nel progetto né autorizzata dalla Regione Calabria. La tubazione era posta nella parte inferiore dell’invaso per consentire al percolato di fluire all’esterno dell’argine artificiale, omettendone la segnalazione agli enti preposti.

Inoltre, lo stesso Direttore dei lavori, avrebbe attestato con apposito verbale la corretta realizzazione dei lavori, circostanza che non sarebbe corrispondente al vero.

Per quanto riguarda il funzionario Arpacal, la Procura ritiene che questi, salvo successive verifiche, nell’esercizio delle sue funzioni, pur avendo accertato a seguito di controllo ispettivo effettuato il 2 gennaio 2023 la presenza di circa 40 cm di percolato sul fondo del secondo invaso, avrebbe omesso di redigere un verbale ispettivo contenente, in particolare, il riscontro della violazione del provvedimento Aia-Autorizzazione Integrata Ambientale (Ddg n. 14284 del 20 novembre 2019), nella parte che impone al titolare della discarica la completa rimozione del percolato insistente al di sopra del sistema di impermeabilizzazione. Lo stesso Funzionario avrebbe omesso di effettuare le conseguenti comunicazioni alle competenti autorità amministrative e giudiziarie, alle quali era tenuto per legge.

La Procura sottolinea che il procedimento è attualmente nella fase delle indagini preliminari, per cui gli indagati sono gravemente indiziati e la loro posizione sarà definitivamente vagliata solo dopo l’emissione di una sentenza passata in giudicato. Per loro, al momento, vale il principio costituzionale di presunzione di innocenza. (M.S.)

 

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