Incontro al Museo civico promosso dagli esperti del settore e dal Comune. Durante l’iniziativa è stato presentato il libro di Franco Capalbo
In Calabria occorre superare l’attuale modello di turismo, per alcuni versi fallimentare, preferito dalla classe politica e dalle amministrazioni locali, che impoverisce il territorio e non rappresenta una reale alternativa economica alla mancata industrializzazione. Questo l’argomento dell’incontro – dibattito che si è svolto nei giorni scorsi presso la sala convegni del Civico Museo del mare, dell’agricoltura e delle migrazioni, organizzato dall’Associazione regionale B&B e Affittacamere presieduta da Leonardo Trento, in collaborazione con il Comune di Cariati.
Punto di partenza, il libro di Franco Capalbo dal titolo provocatorio “Perché la Calabria non dovrebbe campare solo di turismo” (Vintura edizioni), che contiene un’interessante analisi della situazione attuale e propone il superamento di un modello turistico “fallimentare” che va avanti da decenni in una regione che stenta a risalire classifiche. Dagli interventi, è emersa la necessità di invertire rotta facendo rete tra imprenditori, operatori turistici, istituzioni locali e popolazione residente, in un’ottica di turismo esperienziale, di valorizzazione dei borghi e delle risorse naturali di cui la Calabria dispone.
L’incontro, dopo i saluti della direttrice del Mumam Assunta Scorpiniti e del sindaco di Cariati Cataldo Minò, è stato introdotto e coordinato da Lenin Montesanto, program manager della cabina di regia sui MID (Marcatori identitati distintivi) della Regione Calabria. Hanno dialogato con l’autore, il presidente dell’Arbbac Leonardo Trento; Giovanni Filareti, patron della riuscita esperienza imprenditoriale A’ Cantina di Cariati; Saverio Madera, dirigente scolastico dell’IIS Majorana di Corigliano-Rossano e, in videoconferenza, Tullio Romita, docente Unical.
Capalbo ha parlato delle ricerche condotte e delle dinamiche occupazionali legate ai lavoratori turistici, con una particolare attenzione al contesto calabrese. «Negli anni – ha detto – ho cercato di sviscerare i punti deboli del settore. Le statistiche ci dicono che in Calabria siamo agli ultimi posti nel panorama italiano, ma anche tra le regioni meridionali, dove Puglia, Campania, addirittura Basilicata registrano presenze superiori. Questo perché negli ultimi 50 anni sono state adottate politiche poco connesse con la vera vocazione della Calabria. Nessun territorio deve vivere di un’unica attività produttiva, il turismo di massa è rischioso per i residenti che lo vivono male e ne danno un’immagine negativa. Tra le proposte contenute nel mio libro – ha aggiunto Capalbo – oltre la destagionalizzazione delle presenze diversificando le offerte su più turismi, c’è quella del turismo “lento”, con stili di vita diversi, a contatto con la natura. La Calabria può intercettare questi flussi attraverso i piccoli borghi, attirando anche i calabresi che vivono fuori, per un reale sviluppo turistico che crea benessere ai residenti».
Una visione condivisa da Leonardo Trento, che ha rilanciato la questione dell’extralberghiero in un momento in cui le politiche sembrano essere contro i B&B e gli affittacamere. «Senza il servizio che offriamo non ci sarebbe accoglienza – ha affermato il presidente Trento – ma noi non abbiamo gli stessi standard di Roma, Venezia, Torino che vivono di turismo 365 giorni all’anno. Con incontri come questo, vogliamo lanciare messaggi e dire che forse bisognerebbe considerare le diverse realtà dove si va ad operare. I provvedimenti da parte dello Stato, nell’ultimo anno e mezzo, difficilmente consentono a strutture piccolissime come le nostre di continuare a stare aperti».
L’iniziativa di Cariati è solo la prima. Verrà replicata, ha assicurato Trento, in altri centri calabresi per cercare di aprire tavoli e sollecitare interventi. Perché di turismo, in Calabria, se ne parla ancora poco.
Maria Scorpiniti (“Il Quotidiano del Sud” 12 gennaio 2024)