“Perché arriviamo sempre dopo la morte? Perché non riusciamo a metterci insieme, credenti e non credenti, per trovare soluzioni?” La realtà dei fatti sta tutta nel grido di don Rosario Morrone, parroco di Botricello, accorso a benedire le salme degli uomini, delle donne e di quei piccoli angeli che, con i loro sogni, sono naufragati ieri nel mare vicino a Crotone. La civile Europa, che ha prodotto le leggi, le relazioni comunitarie, i processi democratici migliori al mondo, caro don Rosario, ancora non riesce a dotarsi di un piano unitario per gestire i flussi migratori; che ormai non sono più fenomeno o emergenza, ma il sacrosanto diritto, per tanti esseri umani, di vivere in una parte di mondo dove non ci siano guerre, abusi, povertà, sfruttamento. Con la disperazione dei mezzi di fortuna e la speranza di una vita migliore, i migranti – altro che fenomeno – arrivano da decenni, non da mesi o da giorni… E continueranno ad arrivare. Rabbrividisco nel leggere su Avvenire online la dichiarazione del presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola: “Gli Stati membri devono farsi avanti e trovare una soluzione. Ora. (…) Esistono piani per aggiornare e riformare le norme europee in materia di asilo e migrazione e gli Stati membri non dovrebbero lasciarli lì, inutilizzati”. Questa è la situazione. L’umanità ringrazia. Anche del fatto che le azioni di salvataggio, com’è accaduto per l’imbarcazione naufragata a Steccato di Cutro, non sono sufficienti e spesso nemmeno sufficientemente libere, nel salvare. E quanti porti si vorrebbero chiusi… per lasciar morire in mare degli esseri umani?
Quelle bare in fila al Palamilone di Crotone pesano su tante coscienze, anche di chi predica sulla necessità di rimuovere le cause alla base dei flussi di migranti; guerre, persecuzioni, terrorismo, povertà… Belle parole ma intanto non cambia nulla e poco o nulla si fa. E le carrette del mare condotte da trafficanti di uomini continuano i loro tragitti, tante volte mortali. Per fortuna che anche da noi ci sono comunità e tanti luoghi di approdo, che accolgono, accolgono, ancora accolgono nonostante le enormi difficoltà e l’abbandono istituzionale. Ma non tutti arrivano: il barcone a Cutro si è spezzato con tante vite e tante speranze a pochi metri dalla riva e il Mediterraneo, come titola oggi “Il Crotonese“, è “tomba d’acqua”, per tanti, troppi, che non sono numeri, ma persone, storie, affetti, sogni… umanità come noi più fortunati per luogo di nascita, che ha pieno diritto di stare al mondo, possibilmente con dignità.