L’appello dei consiglieri delle Lampare al sindaco Minò
CARIATI – Vi sono diversi luoghi, a Cariati, che versano nell’incuria più totale da tempo. Monumenti che necessitano di maggiore decoro per consentirne la fruibilità a cittadini e visitatori. Tra questi, la famosa tomba del guerriero Brettio, in località Salto, risalente al III- IV secolo a. C., e la statua della Madonnina dei pescatori, posta al centro del lungomare Cristoforo Colombo. A segnalarlo agli uffici preposti e all’attenzione del sindaco Cataldo Minò sono i consiglieri comunali della minoranza Le Lampare, Mimmo Formaro e Nunzio Funaro, su sollecitazione di associazioni e cittadini.
«Crediamo sia necessario difendere le bellezze del nostro territorio e ridare decoro a due simboli importanti di Cariati. – affermano i due consiglieri – Per quanto riguarda la statua della Madonnina, i devoti e i cittadini chiedono, in particolare, che venga resa funzionante l’illuminazione e cambiata una panchina; invece per la Tomba Brettia, le associazioni chiedono che il luogo sia reso fruibile al pubblico, che sia resa funzionante l’illuminazione, che vengano ripristinate le tabelle informative e resa decorosa e sicura la strada che dalla Statale 106 conduce al sito».
Allo stato attuale, in particolare, il luogo dove è stata ritrovata la celebre tomba del guerriero brezio, costruita a camera con grandi blocchi in arenaria, tra i beni culturali della Calabria da visitare, versa in una situazione di abbandono. Località Salto è situata sulle colline a sud della cittadina, appena fuori dal centro abitato, e custodisce il monumento di Cariati tra i più rilevanti dal punto di vista archeologico, che testimonia la presenza del popolo dei Bretii nell’Italia meridionale e, in particolare, nel territorio della Sibaritide. Venne scoperta casualmente, nel lontano 1978, durante i lavori di aratura meccanica con all’interno un ricco corredo appartenuto ad un capo tribù della comunità brettia, oggi esposto in una vetrina del Museo Archeologico di Sibari, composto da vasi e anfore di fabbricazione italiota, un’armatura in bronzo, l’elmo, una spada in ferro, e altro.
A seguito quella straordinaria scoperta, fatta insieme a numerosi cocci di vasellame antico rinvenuti nello stesso sito, gli archeologi della Soprintendenza avevano parlato di una probabile necropoli nell’area circostante e in contrada Santa Maria, più verso il mare. Ma da allora, nessun intervento è stato più effettuato. Anche su questo fronte, occorrerebbe sollecitare un’azione più incisiva da parte degli enti preposti, finalizzata a portare alla luce un patrimonio culturale che ancora giace sepolto nelle colline di Cariati. (Maria Scorpiniti)