In tutt’Italia mancano 30 mila medici e 250 mila infermieri. Formaro (Le Lampare): «Si agisca nell’immediato». In Calabria, con la stagione turistica, maggiori accessi nei presidi sanitari
CALABRIA – Mentre in questi giorni, in Italia, i circa 80 mila aspiranti camici bianchi sono alle prese con i test utili all’ammissione alla facoltà di Medicina e Chirurgia per l’anno accademico 2023/24, in Calabria si continuano a registrare carenze non solo di personale medico, ma anche infermieristico. Uno scenario dejà vu che, in vista dell’afflusso turistico, preoccupa non poco. Un solo caso, emblematico: il Pronto Soccorso dell’Ospedale Giannettasio di Corigliano – Rossano, da tempo in affanno, in questi giorni si trova ad affrontare un’emergenza che può assumere dimensioni drammatiche proprio a motivo della carenza di personale. Ricordiamo, agli inizi del mese di luglio, l’insurrezione di 11 infermieri, tutti in malattia, e i medici che non riescono da tempo a sostenere il carico di lavoro e i turni massacranti.
Qualche giorno fa, un’altra novità. Il primario facente funzioni, Domenico Lorenzo Urso ha rassegnato le dimissioni in quanto vincitore di un concorso in Puglia. Il Pronto Soccorso di Corigliano – Rossano necessita dunque di un incremento urgente di personale, per non rischiare di implodere nel periodo di maggiore affluenza turistica.
«La Calabria non può continuare a perdere professionalità con la carenza di personale che già abbiamo nei reparti attivi e in quelli che, secondo la nuova Programmazione regionale, saranno a breve attivati. – afferma Mimmo Formaro del movimento Le Lampare di Cariati – Spesso i medici vanno via proprio perché non ce la fanno a reggere i turni. Occorre intervenire con provvedimenti seri, per garantire il diritto alle cure dei cittadini e scongiurare probabili casi di malasanità». Il Pronto Soccorso di Rossano – ricorda Formaro – al momento è l’unico al servizio di una popolazione di circa 200 mila abitanti, che in estate triplicano.
Tutto questo corrisponde esattamente al panorama prospettato nel 18mo Rapporto Sanità del Crea (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) dell’Università di Roma Tor Vergata, da cui emerge un dato allarmante: in tutta la Penisola, a mancare sarebbero 30.000 medici. Nella sanità pubblica italiana ci sono 3,9 medici per 1.000 abitanti – puntualizza il Rapporto Crea 2023 – contro i 3,8 di Francia, Germania, Regno Unito e Spagna. Con una differenza sostanziale: l’età media della popolazione con over 75 nel nostro Paese è più elevata rispetto ad altri. Se a tutto ciò si aggiunge il fatto che ci sono circa 12mila medici che vanno in pensione ogni anno, per colmare questo vuoto se ne dovrebbero assumere almeno 15mila all’anno.
Non va meglio per gli infermieri, anzi. Ce ne sono 5,7 per 1.000 abitanti – sempre in base al rapporto Crea – contro i 9,7 dei Paesi EU, una carenza che supera di 250mila unità i parametri europei. Di personale infermieristico, secondo il modello disegnato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, ne servirebbero 40-80.000 in più.
In questo panorama, i professionisti che vengono in aiuto dall’estero rappresentano ben poca cosa. In Italia arrivano meno del 5% degli infermieri contro il 15% nel Regno Unito e il 9% in Germania; meno dell’1% dei medici a fronte del 10% degli altri paesi. Bisogna seriamente correre ai ripari. Dal 2001 al 2019, la spesa per la sanità pubblica è stata mediamente intorno al 6,5% del PIL ed ora, a quanto pare, potrebbe scendere intorno al 6%. Per colmare questa carenza, il nostro Paese dovrebbe investire 30,5 miliardi di euro.
Maria Scorpiniti (“Il Quotidiano del Sud” 17 luglio 2023)