Un suggestivo viaggio poetico, a partire “dalle soglie dell’anima”
di Assunta Scorpiniti
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Sono lieta di salutare il nuovo anno con la nuova opera e la parola feconda di un nostro poeta giovane, Alessio Baratta, che ha da poco pubblicato, in edizione Amazon, un intenso volume di versi e prose intitolato “Babele”.
Tra i protagonisti dell’evento “Incanto d’estate”, dedicato alla poesia, che curo da alcuni anni, Alessio si conferma poeta di talento con questa silloge, successiva a “Stelle scomparse all’improvviso”, edita da Macabor nel 2017.
“Babele”, che ha il suo fulcro emotivo nella storia di un amore difficile e coinvolgente, costituisce, infatti, un’ottima prova d’autore e una sorta di invito alla poesia, cui, come egli stesso dichiara in un “avvertimento” preliminare, attribuisce una funzione specifica; quella, cioè, di “parlare” al lettore accompagnandolo nella comprensione di se stesso, delle proprie emozioni, della sua percezione del mondo; di incontrarlo “sulle soglie dell’anima”, per condurlo attraverso un cammino, dove ogni passo “porta con sé il riverbero di tutta la vita”, e in cui si gradualmente si allenta, fino ad annullarsi, “il confine tra chi sei tu e chi sono io… “.
Del resto, è questa la missione della letteratura; esiste, certo, con i suoi autori, ma solo quando c’è un lettore si avvicina ai testi per assaporarli e farli propri, assume significato e diventa viva.
E dunque con questa consapevolezza, e i suoi versi, eleganti e limpidi, che Alessio costruisce il percorso di componimenti in cui elabora, secondo quella che è la sua cifra poetica, numerose figure del mito; ci sono, infatti, narrate, Briseide, Calipso, Euridice, Penelope e poi Ercole, Atlante e altri personaggi dell’antico immaginario umano, a dare evidenza, in liriche contigue, ai sentimenti del poeta di fronte alla vita, ai mali del mondo e, soprattutto, al perdersi e rincorrersi del gioco eterno dell’amore.
L’amore che ritorna, con i ricordi e la giovinezza dell’età, nelle parti in prosa, a dipingere immagini di luoghi e momenti vissuti in una costante ricerca di senso, soprattutto alle barriere dell’incomprensione, in un testo particolarmente sofferto, da cui Alessio trae il titolo della raccolta.
“Babele” non è, tuttavia, solo questo. È un modo per dirci che i giovani amano la poesia; un affacciarsi alla vita con capacità di interrogarsi, ricordare, sognare, reinventare il mondo con la forza della parola, facendo riflettere e suscitando emozioni. È soprattutto UNA LUCE DI CULTURA che si accende in una comunità come la nostra, che ancora appare condannata al buio.
Invito, dunque, per tante ragioni, a leggere il libro e ad averlo in casa, per poterlo rileggere, quando ce lo chiede l’anima. Ad Alessio, come merita, auguro grandi successi letterari. A. S.