mercoledì, Ottobre 30, 2024
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DISCARICA DI SCALA COELI: UN ANNO FA GLI SVERSAMENTI, LEGAMBIENTE CHIEDE TRASPARENZA E GIUSTIZIA

Nuovo appello dell’associazione ambientalista alla Regione Calabria, di revoca dell’autorizzazione

Era il 22 giugno 2023 quando un’ingente quantitativo di percolato fuoriuscì dalla discarica per rifiuti speciali non pericolosi di contrada Case Pipino, nel comune di Scala Coeli, riversandosi nel torrente Patìa, affluente del fiume Nicà, e destando un fondato allarme anche nella popolazione dei Comuni limitrofi di  Cariati, Terravecchia, Crucoli e Umbriatico. A distanza di un anno esatto dal gravissimo episodio, su cui sono ancora in corso le indagini delle Forze dell’ordine, ampiamente documentato e ripreso dai media ed oggetto di numerosi sopralluoghi ed interviste ad agricoltori, rappresentanti politici ed amministratori locali, Legambiente non dimentica e chiede giustizia e trasparenza, ma soprattutto la risoluzione definitiva dei problemi generati da una discarica che – a dire dell’associazione ambientalista – non avrebbe mai dovuto essere realizzata, oggetto sin dal suo nascere di vibrate proteste dei cittadini di tutto il territorio del Basso Jonio e dell’Alto Crotonese.

«Un evento che tutti ricordano molto bene, su cui è ancora aperto un procedimento giudiziario, ma che per molti è storia da dimenticare. – affermano da Legambiente – La tutela e la salvaguardia del territorio e della sua biodiversità, dei torrenti, del mare sono importantissimi per tutti i cittadini, ma anche per l’economia locale a partire dall’agricoltura e dal turismo». Una battaglia che da sempre Legambiente porta avanti a tutti i  livelli associativi, dal Circolo Nicà di Scala Coeli presieduto da Nicola Abruzzese, a Legambiente regionale con la presidente Anna  Parretta e all’associazione nazionale guidata dal presidente Stefano Ciafani.

Legambiente, nella sua interezza, chiede quindi che la verità e le responsabilità di questo episodio siano portate presto alla luce e attende con fiducia l’esito delle indagini da parte della Procura della Repubblica di Castrovillari. Rinnova, ancora una volta, la richiesta al Presidente della Regione Roberto Occhiuto, di revoca definitiva dell’autorizzazione concessa alla ditta privata, decretando la chiusura del sito. Non basta. Occorre che la Regione abbandoni per sempre anche la logica delle discariche.

«Questa triste storia – considera ancora Legambiente – lascerà inevitabilmente un marchio negativo su un bellissimo lembo di terra calabrese, che non sarà più lo stesso. Alcune ferite – puntualizza – possono essere parzialmente sanate solo con la trasparenza, la legalità e il rispetto, che sono elementi fondamentali del vivere civile, con la punizione dei responsabili e il ripristino ambientale». Per Legambiente, la bellezza della regione e la sua salvaguardia non possono essere meri post pubblicitari, poiché la Calabria delle meraviglie, delle eccellenze, del patrimonio artistico culturale e naturalistico rischia di restare un semplice slogan se non viene perseguita una concreta azione politica-amministrativa mirata al benessere collettivo e alla tutela ambientale. È questa la strada per salvare la biodiversità, come quella della Valle del Nicà, e con essa il futuro della Calabria.

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