(Foto: il sindaco di Campana, Agostino Chiarello, nel corso del sit-in)
A margine dei sit-in di protesta organizzati a Campana, Bocchigliero e Longobucco
CARIATI – Nei giorni scorsi, con tre iniziative diverse, i cittadini di Longobucco, Campana e Bocchigliero, centri dell’entroterra della Sila Greca, si sono mobilitati per difendere il loro diritto alla salute e protestare pacificamente contro la grave carenza dei servizi sanitari indispensabili. Queste aree interne, come tante altre dell’entroterra calabrese, vivono il dramma dello spopolamento, con una popolazione per la maggior parte anziana e bisognosa di cure. Sono abitate da cittadini che reclamano gli stessi diritti di altri più fortunati e chiedono a gran voce di essere rispettati nella loro dignità e nella scelta di vivere nel paese in cui sono nati con la garanzia dei servizi sanitari essenziali.
Le manifestazioni di protesta hanno visto la partecipazione dei sindaci Chiarello, Benevento e Pirillo, di consiglieri comunali, studenti, commercianti e pensionati, e si sono svolte il 14 ottobre a Bocchigliero, il 15 a Campana e il 16 a Longobucco. Dagli interventi è emersa una chiara denuncia per le difficoltà incontrate nell’accedere alle cure mediche e un’esplicita richiesta di un incontro urgente con i vertici della sanità regionale e, in particolare, con il presidente della Regione Calabria, commissario ad acta per la sanità, Roberto Occhiuto.
Per il gruppo “Le Lampare”, in prima linea nella lunga lotta che ha portato al reinserimento dell’ospedale Vittorio Cosentino di Cariati nella nuova rete ospedaliera regionale, queste popolazioni vivono quotidianamente le difficoltà nell’accedere ai servizi sanitari territoriali e di prossimità anche per una semplice visita specialistica o per eseguire le analisi di routine. «I manifestanti, sostenuti dai rispettivi sindaci dei tre centri – affermano dalle Lampare – nel corso dei sit-in hanno chiesto senza mezzi termini l’immediata messa in funzione dell’ospedale di Cariati, riaperto per decreto del Commissario ad acta, ma con tanti servizi ancora da attivare. Anche perché – aggiungono – per quanto riguarda i settori della prevenzione, della medicina di territorio e dei posti letto ospedalieri, com’è noto, ad oggi non sono rispettati i minimi criteri di legge per garantire il diritto inalienabile alla salute».
Il presidio sanitario cariatese, per volontà del presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, è stato inserito nella nuova rete regionale come ospedale di zona disagiata, integrato con lo spoke di Corigliano Rossano. Avrà 20 posti letto di Medicina, 4 di Cardiologia, un day surgery per prestazioni di chirurgia generale, servizi dedicati di Gastroenterologia e Oncologia, posti letto di Obi al nuovo Pronto soccorso, un centro di riabilitazione specialistica per le malattie di Parkinson e Alzheimer. L’Asp, a livello strutturale, ha investito sul pronto soccorso, che tuttavia funziona ancora come punto di primo intervento, e ora sta mettendo mano al reparto di Medicina. Lavori che, per un inspiegabile altalenarsi di stop e riprese, si stanno protraendo oltre il previsto, mentre ancora nulla si sa sull’arrivo del personale dedicato al funzionamento dei nuovi reparti.
In un territorio depredato dal 2010 di servizi sanitari e posti letto, a seguito dell’ingiusta chiusura dell’ospedale di Cariati, urge un’inversione di tendenza per un’utenza di circa 80 mila abitanti, che va dal Basso Jonio cosentino all’Alto Crotonese. Cittadini che chiedono di essere rispettati nella garanzia di un diritto, oggi negato. Quello alla salute e alle cure.
Maria Scorpiniti (“Il Quotidiano del Sud” 24 ottobre 2024)