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LONGOBUCCO – SPOPOLAMENTO E PROGRESSIVA CHIUSURA DI SERVIZI, LA CISL LANCIA L’ALLARME

Il responsabile della sezione locale, Madeo, chiama in causa l’amministrazione comunale, la chiesa e il mondo dell’associazionismo e propone il ricorso alle “nuove” residenze con l’integrazione dei migranti

di Maria Scorpiniti

LONGOBUCCO – La descrizione che fa Francesco Maria Madeo, responsabile comunale della Cisl, della situazione che sta vivendo il suo paese, Longobucco, è davvero allarmante. Uno dei borghi più caratteristici della Sila Greca, ricco di storia e di cultura, quasi 3mila abitanti, è da tempo in via di spopolamento come altri comuni dell’entroterra. Nell’ultimo periodo, tuttavia, si respira un clima di sfiducia collettiva dovuto alla continua chiusura di servizi e attività commerciali. In una comunità formata ormai per la gran parte da anziani, si rischia la chiusura delle scuole, mentre le attività commerciali rimaste trovano moltissime difficoltà ad andare avanti.

Sarebbe davvero un colpo mortale. Già dopo la chiusura della Banca Carime, a garantire i servizi di credito è rimasto solo l’Ufficio Postale, e le vie di comunicazione con gli altri centri restano di difficile percorribilità, in attesa del completamento della strada Sila-Mare. Ridotti al minimo anche i servizi sanitari, nonostante la presenza del Poliambulatorio medico.

Il rappresentante locale della Cisl, in una lettera aperta, si rivolge pertanto al sindaco e alla Giunta, al parroco don Pino Straface e alle associazioni locali, affinché “inventino” un modo nuovo di affrontare questa emergenza, senza piangersi addosso. Occorre intervenire, secondo Francesco Madeo, per fare in modo che la gente, le famiglie e i giovani rimangano, invertendo la tendenza allo spopolamento.

Una soluzione – è la proposta – potrebbe arrivare dalle nuove residenze, come già sperimentato da altri comuni calabresi. «L’arrivo di migranti non deve essere considerato un pericolo – spiega i rappresentante sindacale – ma una vera e propria risorsa, necessaria a mettere in moto progetti di solidarietà con conseguenti progetti lavorativi utili alla collettività. Potranno nascere  cooperative locali che gestiscono il loro percorso: mediazione culturale, mediazione giuridica, case nel centro storico con conseguente ripopolamento, micro economia, occupazione per i giovani che frequentano l’università in scienze sociali, psicologiche, che sono mediatori linguistici e culturali. Tale idea – continua – permetterà di mettere  in moto progetti di accoglienza, determinerà un reciproco soccorso fra la popolazione residente e le persone accolte, e permetterà ai giovani di rimanere all’interno del nostro paese».

Acquaformosa e Camini, ad esempio, lo hanno già fatto e con ottimi risultati. Il comune arbëreshë di Acquaformosa, 1182 abitanti, ospita oltre 100 richiedenti asilo di cui 24 minori non accompagnati. Camini, 752 abitanti in provincia di Reggio Calabria, ospita 90 rifugiati; fino a due anni fa in paese c’erano solo 8 bambini, oggi ce ne sono 50. È questa, conclude Madeo, l’immigrazione che fa bene e crea speranza per il  futuro.

(Nella foto, Francesco Madeo della Cisl di Longobucco)

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